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SAN MICHELE SALENTINO          un  po'  di storia 

La storia dell'abitato di San Michele Salentino è relativamente recente ma, se indaghiamo nella storia del feudo, le origini sono più lontane (vedi l'approfondimento di seguito).

Il primo nucleo sparso dell’odierno paese di San Michele nasce con un atto notarile del 1839 con il quale il principe Francesco Dentice di Frasso (che possedeva i castelli di Carovigno, San Vito e Serranova oltre a grandi latifondi) concedeva terreni per 210 tomoli (misura locale corrispondente a 8000 mq.) e 1500 querce a 61 coloni di Ceglie e Ostuni.

Ai tempi dell'Unità d'Italia San Michele contava 1000 abitanti ed era una borgata agricola in territorio di San Vito; la popolazione aumenta per i coloni sempre più numerosi provenienti dai paesi vicini e nel 1912, contando il paese 2700 abitanti, scoppia una violenta sommossa popolare per giungere all'autonomia amministrativa. I rivoltosi ottengono l'elevazione a frazione della borgata con conseguente aumento della rappresentanza comunale in seno al consiglio comunale di San Vito.   

L'atto ufficiale della nascita del comune di San Michele Salentino è il 25 Ottobre 1928 con il regio decreto del re Vittorio Emanuele III. 

Interessante a meno di un chilometro da San Michele il primo nucleo abitato denominato Aieni nel gergo popolare “Masseria Vecchia”.  Si compone di due complessi a corte di epoche diverse. La parte più antica consiste in alcune stalle di epoca bassomedievale; quella più recente si richiama alla sua trasformazione in masseria avvenuta nel XVII secolo. Si nota un grande slargo centrale e  intorno case e trulli che venivano adibite ad abitazioni e botteghe artigiane, alle spalle gli ovili e i depositi di attrezzi agricoli. Il villaggio di Aieni perse importanza con lo sviluppo del nuovo centro abitato.

 "Masseria Nova" era il toponimo,  attribuito dai  suoi abitanti  per lungo tempo,  al nuovo centro abitato di San Michele Salentino, così chiamato in onore di San Michele Arcangelo e  per essere situato all'inizio della pianura  salentina.

Di seguito approfondimenti a cura del Colonnello Pasquale Elia, che ringraziamo per la gentile concessione alla pubblicazione on line di estratti dei suoi studi.


Il feudo di San Michele Salentino
di Pasquale Elia

        IL feudo di San Michele fu fondato attorno ad una masseria da 90 famiglie di emigrati dalla Schiavonia (odierna Slovenia), da Michele I Vaaz de Andrara, conte di Mola e barone di San Donato.
Per il motivo di cui sopra l’attuale cittadina, negli anni passati e anche adesso soprattutto dai nostri nonni e padri viene conosciuta come Massarianova.
Con il termine Schiavonia, gli italiani chiamarono gli slavi e Schiavonia il paese da loro abitato. Il nome deriva dal latino Sclavi, che fu quello con cui si indicarono gli Slavi sin dal loro prima apparire nell’Illiria e nella Dalmazia nel VI secolo d.C..
Da notare che l’odierna San Vito era nota come San Vito degli Schiavoni, termine che derivava proprio dalla presenza sul suo territorio di gente dalle origini slave. Il predicato (degli schiavoni) fu sostituito con (dei Normanni) con decreto del Prefetto del Provincia di Lecce in data 20 giugno 1864.
Michele I aveva sposato la cugina Beatrice, figlia di Odoardo Vaaz de Andrara, da cui nacquero Fiorenza ed Agnese che sposò Carlo Bartirotti, principe di Presicce.
Alla morte di Michele I, avvenuta il 20 settembre 1623, succedette la figlia Fiorenza che aveva sposato il cugino Emanuele Vaaz de Andrara, conte di Mola e duca di Casamassima e alla sua morte, avvenuta il 1 dicembre 1696, succedette il figlio Michele II.
Michele II era nato nel 1641, aveva sposato, nel 1672, Teresa di Ottavio Paladini e fu padre di Francesco, nato nel 1677, Beatrice che sposò Francesco Paolo Frisari, duca di Scorrano, Tommaso, nato nel 1683 e morto il 5 ottobre 1725, Emanuele, nato nel 1687 e morto il 26 aprile 1727, aveva sposato Porzia Carafa, senza aver avuto figli.
A Michele II, morto il 31 dicembre 1696, succedette Francesco, nato nel 1677, che aveva sposato Teresa Mascambruno. Alla morte di costui avvenuta il 6 dicembre 1751 senza lasciare eredi, la proprietà ritornò alla Regia Corte, da cui l’acquistò lo stesso anno 1751, Annibale Sisto y Britto, duca di Ceglie.
         Con l’annessione del possedimento di San Michele il confine orientale del ducato di Ceglie si sposta fino a raggiungere l’odierna località di Ajeni.
Rammento che l’attuale territorio di Ceglie lambisce le ultime case a nord-ovest della cittadina. 
Dal 1751, dunque, le terre di Massarianova appartennero e vennero amministrate dal duca di Ceglie Sisto y Britto.
Con la soppressione della feudalità ci si rese conto che le circa  cinquecento anime che San Michele poteva contare al momento, avrebbero potuto incontrare grosse difficoltà a causa della notevole distanza, per i mezzi di comunicazione dell’epoca, che separava quel villaggio da Ceglie, sede amministrativa. Le Autorità della Provincia di Terra d’Otranto convennero di aggregare quel piccolo insediamento al più vicino municipio che era San Vito. 
Un concorso di occasioni favorì questa scelta e prima fra tutte la cessione, nel 1839, da parte del principe Francesco Dentice delle sue proprietà appartenenti al feudo di San Giacomo. Quelle terre erano accatastate presso la cancelleria del principe e quindi passate al comune di San Vito.
Nei primi anni dello scorso secolo, la popolazione chiedeva, a più riprese, l’autonomia amministrativa da San Vito, ma l’istanza fu accolta soltanto nel 1928, quando con l’occasione aggiunse anche il predicato Salentino. 
San Michele Salentino fu il ventesimo comune della provincia di Brindisi.


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