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DISTRETTO TURISTICO ALTOSALENTO RIVIERA DEI TRULLI di Giuseppe Fedele

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* Lo studio riportato in questa e nelle pagine collegate risale al 2005. Oggi l'Altosalento è una realtà turistica consolidata, pur sempre "work in progress". Riteniamo che quanto descritto, possa essere utile e applicato anche ad altri contesti territoriali a vocazione ed  aspirazione turistico/culturale.

Il distretto turistico Altosalento - Riviera dei Trulli non è da intendersi con confini ben definiti e delineati dagli ambiti territoriali dei comuni, ma i confini sono aperti e non delimitati, trattandosi peraltro di una zona di confine fra le sub-regioni fisiche  del Salento e delle Murge.  L’Altosalento è una regione complessa, una sovrapposizione, se vogliamo, di regioni elementari (regioni con un unico discriminante) e, nel contempo, la risultante di un’evoluzione organizzativa del territorio. 

Distretto ci richiama l’idea del distretto industriale,  le cui radici sono nel pensiero economico di Alfred Marshall,  quella specializzazione e integrazione che porta  a economie esterne,  e crea una ‘atmosfera’ favorevole alla cooperazione e allo sviluppo e che accentua la creatività. Il concetto che questo lavoro vuole sviluppare è la logica a rete fra gli attori locali, che porta a complementarietà e sinergie, attraverso una partecipazione allargata di tutti gli stakeholders, dove, per portatori di interessi intendo le aziende, le istituzioni, le associazioni e i cittadini tutti del distretto.  

Il distretto è qualcosa di spontaneo, voluto dalle popolazioni, sia pure opportunamente sollecitate e sensibilizzate, è qualcosa non burocratico e a geografia variabile, e’ l’evoluzione del sistema turistico locale o meglio l’applicazione sul campo in maniera spontanea e libera dell’art 5 della legge 135 del 2001 che  definisce i sistemi turistici locali come  "contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate".

Il concetto d’integrazione presuppone scambi, accordi, patti fra gli attori del distretto (enti locali, imprenditori, cittadini) cioé,  mantenere gli  impegni assunti finalizzati al miglioramento dell’offerta e quindi all’integrazione fra approccio di sistema e approccio di comunità. E’ importante mantenere un comportamento coerente, sapendo che se un nodo di un sistema non funziona si rischia di rovinare tutto il sistema o incrinare l’immagine di una destinazione turistica. 

La comunità locale ha un ruolo chiave e decisivo in questo processo, deve crederci e modificare i propri atteggiamenti; occorre collaborare per produrre di più e meglio in funzione di una crescita dell’occupazione e del reddito. Il nostro ospite è motivato dal desiderio di fuggire dall’inquinamento, dal rumore dallo stress delle grandi città e rigenerarsi fisicamente e mentalmente. Nel contempo vuole scoprire testimonianze e tradizioni entrando come elemento attivo dell’ambiente ospitante. Questo è il compito prioritario della comunità locale.

La popolazione deve integrarsi e credere nel progetto di un distretto, bisogna rendere omogeneo ciò che è ancora disomogeneo. La strada è  intrapresa, grazie anche al lodevole impegno  del Gal (gruppo d’azione locale) Alto Salento. Attraverso i programmi d’ iniziativa comunitaria L.E.A.D.E.R., acronimo per “Liaisons Entre Actions de Developpement de l’Economie Rurale”,  il Gal Alto Salento ha realizzato progetti per lo sviluppo rurale.  Il  progetto più importante andato in porto è  la sensibilizzazione  e il coinvolgimento attivo delle popolazioni locali, vale a dire  una progettazione e una programmazione dal basso in un tipico approccio  bottom up. Questo è propedeutico allo sviluppo endogeno, cioé allo sviluppo locale che conta sulle proprie forze, per la creazione di reti territoriali, specializzazioni convergenti ed economie d’agglomerazioni.

Questo è il distretto turistico, che ha in comune con il distretto industriale l’elevata concentrazione di imprese legate da una filiera di produzione, e da  rapporti fra la popolazione locale. Nel distretto sono comprese tutte le attività economiche che direttamente o indirettamente sono legate alla fruizione turistica del territorio, ma anche le altre che comunque operano nel territorio, tanto da giungere a una integrazione economico-turistica.

Il distretto turistico è un insieme di accordi normativi e taciti, rappresenta un pluriprodotto che viene integrato all’interno dell’offerta intercomunale e comunale in un sistema, in una progettualità unica. Ogni comune deve svolgere il suo ruolo riconosciuto da tutti gli attori del distretto, ben identificato e riconoscibile dai turisti.  E’ indispensabile che si rafforzi una fiducia interpersonale e interistituzionale, per coagulare e rafforzare l’esistente in un’unica realtà.

L'elemento centrale del distretto turistico è costituito  dall’identificazione del prodotto con il territorio attraverso la riconsiderazione delle tradizioni storiche, culturali, e sociali del luogo.  Occorre utilizzare al meglio e tutelare il patrimonio ambientale e culturale, valorizzare le produzioni tipiche artigianali e agroalimentari, sfruttando la crescente evoluzione dei consumi in direzione di una domanda improntata alla qualità e alla tipicità.

Il  turismo è un settore trasversale che interessa tutti gli altri settori produttivi dall’agricoltura, all’industria, al commercio e ai trasporti.  Il concetto di trasversalità implica una mutata cultura di governo del territorio, che dovrà sempre più far riferimento alla funzione "ospitale", come parametro fondamentale delle scelte politiche.

Il prodotto turistico è un particolare prodotto: luogo di produzione e di consumo coincidono, è un bene experience good , vale a dire non è possibile in generale, per il turista, accertare prima della fruizione della vacanza la qualità della stessa. Produttori di turismo (albergatori, ristoratori, enti locali, agricoltori, artigiani, cittadini) e consumatori di turismo sono sempre a stretto contatto, e questa relazione determina la soddisfazione reciproca in termini di ritorni economici e culturali diretti o indiretti per i produttori, e di soddisfazione  dall’esperienza turistica per i consumatori che hanno vissuto atmosfere diverse dalla loro quotidianità. Per atmosfere diverse intendo esperienze ed emozioni diverse: passeggiare fra gli ulivi secolari inframezzati dai muretti a secco, visitare una masseria, mangiare in un trullo orecchiette con il cacioricotta sono emozioni ricercate dal turista; le stesse orecchiette, anche se prodotte allo stesso modo artigianalmente, a Milano non hanno lo stesso sapore perché manca ...il condimento, manca l’atmosfera che solo il territorio può offrire.

Il nuovo Made in Italy, è un prodotto non esportabile nel senso letterale del termine;  è  un prodotto che si consuma in loco. Le nostre maestranze devono attivarsi con creatività, trasferendo la cultura del bello nelle attività produttive: la cultura del bello è il differenziale competitivo.         

In sociologia il valore dei beni ha quattro accezioni:

- Valore d’uso, vale a dire l’utilità che l’individuo trae dal consumo del bene;

- Valore di scambio, cioé il valore di mercato del bene;

- Valore simbolo in quanto valore affettivo;

- Valore segno per ciò che il bene riesce a comunicare agli altri.      

Più è alto il valore d’uso del territorio più si incrementerà il valore di scambio  le località e il territorio saranno desiderabili, attraenti, originali e unici. Più riusciamo a tutelare  e migliorare il territorio, dal singolo cittadino agli enti istituzionali, più s’incrementerà il reddito diretto e indiretto derivante dal turismo; perché diventa sempre più desiderabile quel prodotto da assumere un valore segno - una vacanza nell’Altosalento-Riviera dei Trulli  diventa di moda,  diventa un segno distintivo -.

Le statistiche applicate al marketing ci dicono che un cliente completamente soddisfatto è fedele al suo fornitore nel 73% dei casi, acquisire un nuovo cliente costa cinque volte di più che non conservarne uno vecchio. Il cliente soddisfatto tende ad acquistare di più e a fare diminuire i costi con il passare del tempo, il passaparola dei clienti soddisfatti fa diminuire le spese pubblicitarie, ad esempio. Queste considerazioni sono classiche per le aziende, ma sono applicabili anche alle destinazioni turistiche. Portare il cliente al riacquisto deve essere un punto fermo della politica turistica altosalentina; le destinazioni che hanno una forte fidelizzazione del cliente sono quelle con una organizzazione efficiente da distretto (per la destinazione Rimini la probabilità dichiarata dal cliente di ritorno nell’anno successivo è pari al 74,9%). Un’ area turistica deve possedere risorse, che agiscano come una calamita, e servizi di qualità (ricettività, ristorazione, trasporti ecc.), il tutto in un armonioso intreccio. Con questi elementi base si costruiscono i prodotti turistici. Il servizio è definibile come qualsiasi beneficio che il cliente ottiene grazie alla interazione con un operatore o con risorse fisiche, e che viene fornito come soluzione di un problema o come soddisfazione di una esigenza o di un desiderio. Il servizio principale rappresenta il  beneficio atteso che il turista presume di ottenere soggiornando in una località; ma la destinazione deve andare oltre, deve fornire anche delle prestazioni, non attese dal turista, in questo modo si aumenta il valore percepito da parte del visitatore, si aumenta il valore dell’esperienza turistica. E’ questa  una strategia premiante che porta a fidelizzare ancora di più il cliente.

Il comprensorio dell’Altosalento affascina e attrae. Gruppi di inglesi, e non solo loro, stanno scoprendo la nostra zona come la loro nuova meta Italia (dopo la riviera Ligure, e la Toscana nel recente passato), alcuni trascorrono le ferie estive e i fine settimana (grazie ai collegamenti aerei giornalieri diretti Brindisi-Londra) altri vivono stabilmente, sono artisti, musicisti, teatranti; sono gli esponenti della nuova classe creativa che influenzano in positivo il territorio con le loro iniziative  tanto che molti decidono di acquistare seconde residenze nel  nostro territorio. Questa loro preferenza deve essere ricambiata con attenzioni, che significano un attento marketing turistico che s’innesta su un marketing territoriale. Vogliono città e territori ospitali, gradevoli e male tollerano divergenze dalle loro attese originarie. Oggi quanto il cittadino, quanto il turista, ricercano la qualità della vita; questo è strettamente connesso con l’ambiente in cui viviamo. Un territorio che valorizza l’ambiente basa le proprie potenzialità di ricchezza economica sulle caratteristiche endogene. La programmazione del marketing territoriale  deve essere  condivisa fra pubblico e privato, la comunità locale deve proporre e proporsi con una programmazione autocentrata. La programmazione del marketing territoriale turistico deve agire sulle funzioni di organizzazione della destinazione, sui servizi e sulle infrastrutture, sullo sviluppo sostenibile e sulle imprese che rappresentano il perno attorno al quale ruota il sistema di offerta e commercializzazione. 

La missione del territorio Altosalento Riviera dei Trulli ritengo possa essere così sintetizzata:

 “Sviluppo economico del territorio attraverso l’integrazione dell’agricoltura, dell’artigianato e del terziario con il turismo.”

Gli obiettivi di carattere generale devono essere rivolti a valorizzare e migliorare quel sistema complesso di offerta rappresentato dal territorio.

Gli obiettivi specifici devono mirare a:

- Sensibilizzare il territorio e stimolare la progettualità dal basso;

- Stimolare la creazione di reti in un’ottica di sistema territoriale;

- Incentivare la creatività e l’imprenditorialità;

- Offrire risposte alla crescente domanda di ambiente;

- Intervenire sui flussi turistici di tipo estivo-balneare per destagionalizzarli e veicolarli nell’entroterra.

Nel turismo il ruolo di ente regolatore, non fosse altro per il fatto che i beni utilizzati a fini turistici sono spesso beni pubblici, spetta agli enti territoriali locali o ad organismi misti pubblico-privato come nello spirito della legge 135. Pubblico e privato possono fare insieme grandi cose quando  sono animati da puro entusiasmo e onesta voglia di fare,  in caso contrario diventa,  nel migliore dei casi, spreco di risorse. Le amministrazioni comunali, devono coordinarsi fra loro nello spirito del distretto, e acquisire loro per primi una mentalità di marketing. Le loro azioni mirate d’ intervento sul territorio sono basilari per il sistema turistico, mi spingo a dire che i comuni devono lavorare .... non per i cittadini ... ma per il territorio. I cittadini, devono essere sensibilizzati su quest’argomento, ma devono crederci per primi i politici: è preferibile migliorare il territorio e, indirettamente portare ricchezza alla popolazione, che tanti interventi spiccioli, spesso inutili, ma utili a scopi elettoralistici.

Spetta al distretto confezionare ed etichettare il prodotto Altosalento-Riviera dei Trulli nelle sue  numerose varianti. Per confezione del prodotto intendo dire,  rendere attrattivi i prodotti esaltando i suoi elementi di unicità e autenticità per rendere l’area turistica competitiva in un mercato sempre più concorrenziale. Per confezione intendo anche, letteramente,  confezione di un prodotto materiale, come possono essere i nostri prodotti tipici già  distribuiti in tutta Italia e all’estero ma da distribuire in maniera mirata nelle località di provenienza dei nostri flussi turistici. La  confezione deve essere elegante da richiamare l’attenzione, per l’originalità e singolarità, con un logo identificativo del territorio e, all’interno una brochure promozionale sintetica con messaggi e slogan studiati in rapporto anche al prodotto che la confezione racchiude.  Il prodotto tipico rappresenta il territorio di produzione e lo qualifica, di converso, il territorio assume il significato di tipicità e unicità e diventa esso stesso sinonimo di prodotto genuino e artigianale.  Va da sè che un marchio unico e identificativo “Altosalento-Riviera dei Trulli” debba contraddistinguere  tutta la linea di prodotti agro-alimentari e artigianali, nonché il territorio. E’ indispensabile uno studio approfondito per il marchio identificativo, deve essere accattivante per catturare l’immaginazione del potenziale turista, deve creare nell’immaginario del nostro consumatore-turista la percezione del sogno, di ciò che vuole realizzare con la vacanza nella nostra terra.   

Tutto questo è parte di un sistema che deve essere necessariamente  a rete, un sistema reticolare che interconnetta  il patrimonio ambientale e culturale con le infrastrutture territoriali, i servizi di accoglienza, le imprese agricole, le imprese artigiane  e il terziario.  Integrare questi elementi  fra loro e al loro interno è la vera sfida: questo comporta spirito collaborativo e cooperativo. L’offerta turistica deve comportare una strategia coordinata e condivisa da tutte le parti economiche e sociali dell’area, attraverso un’ integrazione armonica per rispondere in maniera concreta alla valorizzazione dei prodotti tipici locali, alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo delle piccole e medie imprese.

Offerta turistica significa proposta e costruzione di un’esperienza per il turista, o meglio trasformazione di un sogno, del nostro consumatore-turista, in realtà. Un’ offerta modulare, tanti moduli tanti elementi che il nostro turista sceglie costruendosi la sua vacanza. Ovviamente questo presuppone una regia che organizzi l’offerta.  Nella logica della legge n. 135 del 2001 questo ruolo di regia deve essere svolto dai sistemi turistici locali formati da pubblico e privato in ...intonata concertazione.  Sono un pò scettico, non certo per lo spirito della legge che condivido chiaramente in pieno, ma per il timore di nuovi enti burocraticizzati e politicizzati.  Sono più propenso a sollecitare una coscienza di distretto che maturi dal basso, che si sviluppi quella “atmosfera” di marshalliana memoria, humus indispensabile per la crescita economica, lasciando il coordinamento a manager e consulenti del turismo che svolgano professionalmente un ruolo  amalgamante fra i vari attori.

Un'offerta sistematica e integrata deve comunicare una immagine univoca, una specificità e peculiariatà del territorio non imitabile; un prodotto turistico  con vari ingredienti opportunamente dosati. Questa immagine deve essere qualificata da un marchio che identifichi, come detto, tutti i servizi e prodotti che rispondano a determinati requisiti di qualità, una  certificazione di cui dovrebbero fregiarsi, tendenzialmente, tutte le strutture altosalentine opportunamente informate e sollecitate dai pionieri del distretto. Un’identità e funzionalità di sistema, caratterizzata da una immagine coordinata simbolo della varietà, qualità ed efficienza dei servizi offerti. 

La crescita e lo sviluppo dell’area altosalentina passa, dunque, attraverso il distretto, che attui un’integrazione sia verticale (di filiera) quanto orizzontale ( di varietà di prodotti e servizi). Il distretto turistico deve tendere a valorizzare i ricchi giacimenti ambientali-culturali presenti e a rafforzare la fiducia interpersonale, interaziendale e interistituzionale con una nuova metodologia di lavoro. Da uno sviluppo turistico balneare disordinato e improvvisato, determinato dalla prevalenza della domanda sull’offerta, si passa a uno sviluppo ordinato, coordinato  e integrato fra marine ed entroterra, rispondendo in maniera opportuna alle esigenze-desideri dei consumatori-turisti in una prospettiva di sviluppo sostenibile. Sviluppo sostenibile significa rispetto della persona e consapevolezza di vendere un’esperienza, con responsabilità e senso del limite vale a dire turismo sostenibile. Si dice sostenibile quel turismo in grado di soddisfare i bisogni presenti dei turisti, dell’industria turistica e delle popolazioni residenti, senza che ciò comprometta la soddisfazione dei bisogni delle future generazioni.

Il nuovo turismo dell’Altosalento non deve concedere nulla al caso, ma si concretizza attraverso un piano di attività preparato con competenza professionale, e attuato con il contributo consapevole e fattivo di tutte le espressioni della società.  L’anima dello sviluppo è rappresentata dalle persone: dal capitale umano che evolve in capitale sociale che si esplica in capitale creativo. La creatività, intesa come  idee e contenuti nuovi che rompano i vecchi schemi, deve essere l’anima del distretto. Occorre investire nella creatività perché è la forza vincente che consente di creare e mantenere quel vantaggio competitivo indispensabile per un territorio che ha l’ambizione di moltiplicare  i suoi utilizzatori turistici.   

I fattori per il successo di un territorio possono essere sintetizzati in quelle che Richard Florida chiama delle tre T: tecnologia, talento, e tolleranza.  Serve  investire in tecnologia, impedire flussi di cervelli in uscita, e favorire flussi in entrata di talenti, inoltre  occorre tolleranza e apertura verso il nuovo e il diverso. Tecnologia e talento sono fra loro collegati: la tecnologia presuppone forte stimolo all’innovazione e implementazione della stessa; talento presuppone istruzione e professionalità. L’Altosalento ha un altissimo numero di laureati e diplomati; i talenti ci sono quindi, o... ci sarebbero, perchè in molti scappano via.  Eppure le possibilità di crearsi lavoro ci sarebbero, occorre molta caparbietà e incoraggiamenti da parte di tutti gli attori del territorio, chiaramente le istituzioni tutte hanno un ruolo fondamentale.

E con quest’auspicio chiudo questo estratto di un lavoro svolto per la  mia terra.

Giuseppe Fedele       pinucciofedele@inwind.it  


Approfondimenti: Schema Sunto - Capitoli con un ampia sintesi - Lavoro integrale

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