Altosalento riviera dei trulli benvenuti in Puglia
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LATIANO - LA CITTA' DEI MUSEI
Latiano, conta 16.000 abitanti a 97 metri di altitudine in
un'area agricola con uliveti e vigneti. Al centro della cittadina il Palazzo o Castello Imperiali di
origine cinquecentesca.
Poco fuori dal centro abitato il nuovo Santuario della
Madonna di Cotrino con l'antica chiesetta seicentesca che conserva un affresco
miracoloso della Beata Vergine Maria. La tradizione vuole che il dipinto sia
stato ritrovato da una contadina, guarita da una grave malattia, alla quale
apparve in sogno la Vergine che la invitava a recarsi in contrada Cotrino, dove
avrebbe trovato un'immagine dipinta su un muro, nascosta fra i rovi. Qui fu
dunque costruita una chiesa alla Madonna. Più tardi, nel XVII secolo sorse un
monastero che dal 1922 è custodito dai Cistercensi di Casamari.
A Latiano ci sono ben quattro diversi musei: il Museo delle Arti e Tradizioni
Popolari con ricostruzioni degli ambienti essenziali della casa-tipo pugliese
quali l'ambiente casalingo, artigianale, e agricolo; il Museo della
Ceramica nella casa natale del Beato Bartolo Longo; il Museo del
sottosuolo e la Casa-Museo Ribezzi-Petrosillo.
Il Beato Bartolo Longo è nato a Latiano nel 1841, è stato
fondatore e benefattore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei.
La sua beatificazione è del 1980 con Papa Giovanni Paolo II
Approfondimenti su Latiano
Museo delle arti e tradizioni di Puglia in via Verdi 12 a Latiano
Situato
nel centro di Latiano il Museo delle Arti e Tradizioni di Puglia conserva
oggetti, manufatti e documenti della civiltà contadina locale. Il Museo nasce
nel 1974 dalla volontà di alcuni appassionati di cultura popolare (Associazione
Pro Loco di latiano) che hanno ricercato i più svariati oggetti del nostro
recente passato coniugando gli stessi con gli ambienti a cui si riferiscono.
Visitando questo museo affiora la genuinità e la
povertà del mondo contadino, che raffigura la vita di tutti i giorni, nei campi,
nelle botteghe, nella famiglia. Tutti gli ambienti, i manufatti, gli utensili
sono illustrati da didascalie. II Museo rappresenta uno dei pochi momenti di
collegamento tra la cultura popolare moderna e la civiltà artigianale e contadina
che se pur vicina a noi, è quasi del tutto scomparsa.
L'utilità didattica di questo museo è nella
disponibilità a recepire ogni comportamento di vita che fu degli abitanti dei
paesi e delle campagne dell'Altosalento. La raccolta copiosa di manufatti e utensili
che vanno in disuso non è completa e non lo sarà mai, perché sempre si
aggiungeranno altri oggetti.
Molto interessanti sono le
ricostruzioni degli ambienti essenziali della casa-tipo pugliese: ambiente
casalingo, artigianale, agricolo.
L’ambiente casalingo si
compone dal vano cucina con il focolare, punto convergente della vita familiare;
in sua funzione sono gli utensili, la panca, i tegami, i piatti.
L'ortale
ricostruito fedelmente con tutti gli attrezzi utilizzati dalla casalinga per le
sue faccende, come il pozzo, i grandi recipienti di argilla per la raccolta
dell'acqua piovana, il tralcio della vite a pergola ed i vasi con le erbe
aromatiche, la vasca di pietra per lavare i panni.
Infine troviamo la camera da letto, composta dal
letto, da una cassapanca, toiletta, un lavabo e comodini.
L'ambiente artigianale propone la bottega del
fabbro-maniscalco, mestiere tipico dell’artigianato maschile, attraverso una
serie di utensili e strumenti utilizzati e prodotti dall’artigiano. E’ stata ricostruita anche la fucina del fabbro -
maniscalco - con forgia in pietra e un antico soffione a mantice. Il mestiere del maniscalco consisteva nel costruire
e riparare gli attrezzi agricoli e quanto necessario per i cavalli e i carretti.
Un tassello
dell’artigianato femminile si rivisita attraverso la ricostruzione del telaio (tularu),
rappresentato dal telaio in legno utilizzato per la tessitura delle stoffe. II ciclo lavorativo parte dal
cotone grezzo e attraverso le varie fasi di lavorazione arriva al tessuto.
L’ambiente agricolo propone il tipico ambiente di
vita degli agricoltori attraverso attrezzi agricoli e strumenti utilizzati
quotidianamente dal contadino: aratri, zappe, rastrelli e quant'altro è utile ai
lavori dei campi.
Troviamo poi la ricostruzione di un antico palmento
per la vinificazione delle uve con torchi di legno montati su pilastri in
muratura, tini e tinozze. Infine sono esposti vari oggetti in ceramica, vetro
e ferro utilizzati nella vita quotidiana del passato.
Il Museo della ceramica completa il
Museo delle Arti e Tradizioni di Puglia, è situato in via S. Margherita, in
un'ala al piano terra della casa natale del Beato Bartolo Longo, costruzione del
1800 adibita a frantoio oleario.
Il visitatore può ammirare oltre alle ceramiche un altro "museo particolare" che
è il vecchio frantoio con volte a stella riportate alle rustiche fattezze ed il
pavimento in pietra, un’antica macina, le presse in pietra e le cisterne di
decantazione per l'olio.
In questi ambienti ha trovato sistemazione una ricca collezione
dell'arte della ceramica delle diverse epoche sino al '900, con esempi della più
recente e attuale arte dei ceramisti pugliesi dei centri vicini e di tutta la
Puglia.
*Info e prenotazioni visite: Pro loco di Latiano 0831 727871 -
0831 721096 - 0831 729465
iat@comune.latiano.br.it
Museo del sottosuolo in via S. Margherita, 91 a Latiano.
Il Museo nasce a Taranto nel
1973 con il Prof. Pietro Parenzan (Pola, 1902 - Taranto, 1992) illustre
naturalista che ha dedicato quasi interamente la sua vita allo studio e alla
ricerca nel campo della speleologia oltre che della biologia marina. Dopo la
scomparsa del suo fondatore, fu affidata la direzione ad uno dei suoi ultimi e
più fidati collaboratori, il dottor Michele Camassa, biologo e ricercatore nel
campo della speleobiologia. Nel 1993 Camassa e la moglie dottoressa Paola Di
Turo, anch'ella biologa, trasferiscono l'ingente patrimonio museale a Latiano,
dove fondano il nuovo Museo del Sottosuolo.
Il museo espone collezioni di minerali e rocce, elementi
faunistici del sottosuolo provenienti dalle grotte di tutto il mondo, reperti
ossei dell'età del bronzo, l'erbario delle gravine pugliesi.
La visita al Museo del
Sottosuolo si svolge attraverso le quattro sezioni principali: Biologia del
sottosuolo, Geologia (mineralogia, petrografia, carsismo), Paleontologia
generale e Paleontologia umana, a cui, presto, verranno aggiunte nuove sezioni
tematiche, (Risorse del sottosuolo, Architettura e Urbanistica sotterranee,
Arte, etc.).
Biologia del sottosuolo
Tra i reperti di maggior pregio ed importanza scientifica vanno ricordati gli
elementi di fauna troglobia provenienti da grotte di tutto il mondo, come il
noto anfibio urodelo Proteus anguinus o i pesci ciechi dei pozzi della Somalia,
gli insetti e i crostacei cavernicoli della grotta Zinzulusa e della Cueva del
Drach (I. di Maiorca).
Geologia
La sezione raccoglie numerosi tipi mineralogici e campioni di rocce sia raccolti
in stazioni locali sia importati da giacimenti di tutto il pianeta. Una vetrina
è dedicata interamente al fenomeno del carsismo con le più tipiche concrezioni
di grotta, stalattiti, stalagmiti, pisoliti ed elictiti.
Paleontologia generale
La collezione di fossili è stata organizzata seguendo un criterio cronologico,
andando dai più antichi (Paleozoico) fino a quelli relativamente più recenti
(Neozoico o Quaternario). Le vetrine espongono i tipi più rappresentativi delle
varie ere geologiche e non mancano i trilobiti, le ammoniti, le rudiste ma anche
protozoi, spugne, anellidi, molluschi e via via fino ai grandi mammiferi del
Plio-Pleistocene: orsi delle caverne, pachidermi giganti ed elefanti nani,
cervi, jene, ippopotami, rinoceronti. Una vetrina e stata dedicata ad alcuni
fossili del Bacino Di Bolca (Verona).
Paleontologia umana
Dal Paleolitico al Neolitico, dall'Uomo di Neanderthal all'Homo sapiens moderno,
le vetrine di questa interessante sezione raccontano la straordinaria evoluzione
dell'uomo attraverso i rarissimi ed unici reperti fossili rinvenuti in grotte
cultuali di Marina di Camerota (Salerno), nelle gravine pugliesi e nelle grotte
preistoriche del Gargano, delle Murge e del Salento.
*Info e prenotazioni visite:
Pro loco di Latiano 0831 727871 -
0831 721096 - 0831 729465
iat@comune.latiano.br.it
Museo Ribezzi-Petrosillo
in via Ribezzi 1
La Casa-Museo
Ribezzi-Petrosillo, inaugurata il 20 Dicembre 2003, ha lo scopo di valorizzare
le memorie storiche legate al territorio, a partire dalla collezione
archeologica "Ribezzi" relativa al sito messapico di "Muro
Tenente"
che per oltre due secoli è stato in massima parte di proprietà della famiglia
Ribezzi.
Sono inoltre esposti, in ambienti fedeli ad
un'abitazione di famiglia borghese dei secc. XVII-XX: mobili d'epoca,
pergamene, libri, quadri, armi, documenti e monete.
Le prime sale del piano terreno presentano i risultati di scavi condotti a Muro
Tenente negli anni 1969-77 e 1980 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Puglia e negli anni 1992-2002 dalla Libera Universita' di Amsterdam.
Numerosi pannelli didascalici illustrano gli scavi stessi e, unitamente ai tre
plastici realizzati dall' artista Enzo Camassa (riguardanti l'abitato e la
necropoli) consentono di contestualizzare gli oggetti esposti.
I corredi funerari in esposizione, databili fra il VI e III secolo a. C., sono
prevalentemente costituiti da reperti di produzione indigena messapica come la
trozzella, associati a vasi sovradipinti, a vasi apuli a figure rosse e a
ceramica a vernice nera.
Seguono sale dedicate alle ceramiche, alle enciclopedie d'epoca e agli album di
cartoline.
Nella sala della numismatica si trova la Collezione "Benvenuto Ribezzi" di 400
monete esposte secondo un ordine cronologico e un chiaro intento didattico; essa
ha per titolo "Dalla Magna Grecia all'Euro" .
Nella sala della musica sono presenti strumenti musicali, dischi (a partire da
quelli metallici traforati di metà '800), spartiti e libretti d'opera dei secoli
XIX-XX .
Seguono le 3 sale dedicate alla moda d'epoca dall'età neonatale a quella adulta
con esposizione non solo di abiti e biancheria ma anche di accessori (cappelli,
ventagli, borse) e strumenti per realizzare ricami e merletti.
Il percorso prosegue con le 3 sale dedicate alla moda d'epoca dall'età
neonatale a quella adulta con esposizione non solo di abiti e biancheria ma
anche di accessori (cappelli, ventagli, borse) e strumenti per realizzare ricami
e merletti.
Si ritorna cosi nell'ingresso. Percorrendo la scalinata d'accesso al piano
superiore, si attraversa un ammezzato ove sono esposti una stele funeraria di
epoca romana e, in un'antica cassapanca, degli utensili utilizzati nella vita
quotidiana femminile in età messapica.
Il piano superiore è costituito da cinque sale in cui ogni documento esposto
aiuta a ricostruire la storia di famiglie borghesi di Latiano, inserita in
quella del paese, a sua volta calata nella realtà della storia d'Italia.
La prima è la sala della caccia e delle armi, ove sono esposti armi bianche,
oggetti da caccia, pannelli e cimeli vari relativi agli ultimi conflitti
mondiali e al Fascismo.
La seconda è la sala delle pergamene che ospita la ricca collezione pergamenacea
e cartacea proveniente dai fondi Panzera, De Electis, Ribezzi (secoli XV-XIX).
Alcune di esse sono autografate da Giovanna la Pazza, Carlo III, Vittorio
Emenuele III, Umberto II e Mussolini. Inoltre si possono ammirare ricordi vari
del Beato Bartolo Longo di Latiano.
Il salone è dedicato all'avvocato Benvenuto Ribezzi cui appartenevano i reperti
archeologici della collezione, collocati in apposite teche e disposti secondo un
criterio tipologico e cronologico.Sono presenti inoltre autografi di Puccini,
Carducci e il ritratto di Jole Voghera, opera del pittore Angelo Landi. Il
soffitto ha decori a riquadri raffiguranti vedute di Latiano, opera del maestro
Enzo Scarafile.
Una sala è
dedicata alla medicina che accoglie strumenti medici, foto, libri,
pergamene relativi alla medicina e alla farmacia nel passato. La visita si
conclude con la sala dei libri antichi e oggetti sacri, che documenta gli
interessi culturali e la religiosità nel passato.
*Info e prenotazioni visite: 0831 725239
museoribezzipetrosillo@virgilio.it
Area archeologica di Muro Tenente
L'area archeologica che presenta
testimonianze evidenti di età
messapica e
romana e che era frequentata anche in età preistorica, si trova
a due chilometri da Latiano, ma in
agro di Mesagne, da cui dista circa cinque chilometri.
La zona è subito riconoscibile da un ciglione che la recinge e che faceva le
veci della cinta muraria; il ciglione ha un perimetro di circa tre chilometri e
racchiude un'area di 50 ettari che, a Nord, è costeggiata da un tratto
della Via Appia, chiamata anticamente “via vecchia dei Greci". La località è
stata identificata come la romana Scamnum, riportata nella Tabula Peutingeriana,
antica carta topografica d'età medievale, che ripropone un itinerario del IV
sec. dopo Cristo; era l'ultima statio , cioè stazione di posta, della Via Appia
prima di Brindisi.
La città di Muro Tenente fu bombardata, da proiettili di pietra grandi
quanto un pallone da calcio. Si tratta di proiettili di catapulta ritrovati sia
in passato (alcune si trovano nel già citato Museo) che da recenti scavi. Nella
zona a sud del sito nei pressi delle mura ne sono state trovate numerose ciò fa
pensare che in antichità vi fu un assedio con macchine da guerra, le catapulte
appunto, insieme a lanci di frecce infuocate e piccoli proiettili di piombo
lanciati con apposite fionde.
Probabilmente venne assediata dai tarentini nel 473 a.C. che volevano a
tutti i costi uno sbocco sull'Adriatico e che scelsero per la loro espansione la
strada più facile della pianura evitando di attaccare, per il momento, Ceglie la
capitale militare della Messapia. Il 473 a.C. fu l'anno decisivo che
vide Taranto conquistare e distruggere Carovigno(Karpina),
ma la battaglia decisiva veniva persa dai
tarantini sulle colline cegliesi dove la cavalleria tarantina veniva
polverizzata da una strage inesorabile, come dice Erodoto, " mai veduta prima di
allora". La strada dell'Adriatico veniva definitivamente sbarrata a Taranto che
da allora non mosse più guerra contro i Messapi. Di quella vittoria
i Messapi non vollero approfittare,
sarebbe stato facile scendere nella piana tarantina e conquistare Taranto: erano
un popolo fiero e orgoglioso della propria autonomia che voleva vivere in pace
nelle proprie terre senza velleità di conquista.
Il Palazzo Castello degli Imperiali e la
Cappella dell'Addolorata
Il castello prende il nome dalla famiglia dei marchesi Imperiali, signori di
Oria e Francavilla Fontana, che furono feudatari di Latiano. La
struttura domina il centro storico del paese e si fa
risalire all’età medievale, al XII secolo. La struttura possiede in sé lo
sviluppo architettonico che lo vuole fortezza poiché era circondato da un
fossato ma in seguito venne accentuato il carattere di dimora gentilizia. Nel
seconda metà del 1600 assume infatti le caratteristiche stilistico-strutturali proprie di
una residenza signorile, così come oggi è possibile ammirare.
Le sale custodiscono testimonianze degli Imperiali quali lo stemma della
famiglia raffigurante l’aquila imperiale e una preziosa collezione di quadri.
Molto interessante il Salone di rappresentanza, con il soffitto allegoricamente
decorato in epoca fascista con pitture rappresentanti “Roma”, “Il Salento” e
"l'Italia".
L'annessa cappella dell'Addolorata, oggi chiesa dell'Immacolata, è
a pianta a croce greca e volte a crociera con stucchi dorati.
Chiesa Matrice Santa Maria
della Neve
Costruita probabilmente sui resti di una chiesa più
antica, la sua costruzione si fa risalire al 1591.
Presenta una facciata in stile barocco (foto a lato), in
quanto restaurata nel 1778; ai lati del prospetto due
nicchie rettangolari accolgono le statue seicentesche
dei Santi Pietro e Paolo.
La chiesa ha una pianta basilicale a tre navate,
divise da colonne in stile ionico che sorreggono archi a
tutto sesto; la navata centrale termina in un'abside a
pianta quadrata.
Lungo la navata sinistra si aprono due cappelle:
quella della Madonna di Cotrino e quella dedicata al SS.
Sacramento.
La leggenda della Chiesa del Santissimo
Crocifisso
Secondo la leggenda
la Chiesa del Santissimo Crocifisso di Latiano si
trova sulle fondamenta di una taverna, nella quale
si fermarono per qualche giorno alcuni zingari. Al
ripartire non riuscivano a sollevare una loro cassa
piena di mercanzie e apertala vi trovarono un
Crocifisso nero. Donarono il Crocifisso ai
latianesi che vi costruirono la chiesa. Il
Crocifisso ligneo del XVI secolo, raffigura il
Cristo col capo chino in avanti e cinto da una
corona di spine.
In questa chiesa si conservano reliquie della Santa
Croce e della Santa Spina di Nostro Signore Gesù
Cristo.
*Info e prenotazioni visite: Pro loco di Latiano 0831 727871 -
0831 721096 - 0831 729465
iat@comune.latiano.br.it
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